Scrivere è il tentativo di ascoltare, di leggere se stessi e il mondo, di riflettere su quella realtà in cui spesso siamo inconsapevolmente rinchiusi, di aprire finestre nelle stanze chiuse.    Chi scrive, prima di narrare esplora, cerca, rovista nei cassetti dei fatti, dei ricordi, poi tenta di comunicare, di raccontare prima a se e poi agli altri ciò che ha scorto, ma certamente non trasmette verità, sicurezze, ma solo la sua visione.


La società in cui viviamo è caratterizzata dalla fretta, da una velocità parossistica, tutto si produce, si elabora, si assimila acriticamente, si consuma in fretta, si dimentica rapidamente; anche la nostra esistenza si consuma rapidamente, tutto come in un enorme fast-food, non riflettiamo più su noi stessi sui fatti e sul mondo.

 

La letteratura è il momento di riflessione, di sosta, di coscienza di noi stessi, del nostro essere e del nostro divenire, è il momento in cui dal babelico caos del rumore che ci sommerge, riusciamo ad ascoltare e a riportare alla luce le voci, i suoni, i sentimenti, gli umori della terra e degli uomini